Carte, le più usate per pagare
- Alberto Chiumento
- 15 giu 2022
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 15 giu 2022
Di credito o di debito, sono il principale strumento per le transazioni online. I giovani si sento a loro agio nell'usare i digital wallet.
(Questo articolo è stato pubblicato sul numero di Milano Finanza del 15 giungo 2022)

“Come lo uso per pagare? Devo anche firmare?” sono le domande più frequenti che i giovani fanno quando si ritrovano tra le mani un assegno. La scarsa dimestichezza che quasi tutti gli under 30 di oggi hanno con gli assegni è la prova più evidente dei cambiamenti causati dalla trasformazione digitale al settore dei pagamenti, che in poco più di 30 anni è passato dagli assegni alle carte di credito e vive ora la diffusione di telefoni e orologi come strumenti di pagamento.
Queste innovazioni hanno coinvolto anche il settore bancario e assicurativo che per resistere alla concorrenza delle società fintech o delle banche native digitali ha dovuto traslare verso l’online gran parte dei servizi offerti agli sportelli fisici.
Assegni, da ovunque a nicchia
Gli assegni, i cui primi utilizzi risalgono al XIV secolo quando si diffusero le figure dei primi commercianti e banchieri, sono stati lo strumento di pagamento più usato dal dopoguerra fino agli anni 2000. Secondo alcuni dati della Federal Reserve, ad esempio, negli Stati Uniti nel solo 1979 vennero usati gli assegni per 32,8 miliardi di pagamenti. Nel 1995 la cifra raggiunse i 49,5 miliardi per poi diminuire fino a 42,5 miliardi nel 2000. Anche se non è possibile stabilire con esattezza il picco nell’uso degli assegni, il loro declino è certamente cominciato a cavallo del nuovo millennio quando iniziarono a diffondersi le carte di credito e di debito. Ovviamente anche in Italia si è notato questa tendenza: nel 2019 gli assegni sono stati usati per meno del 2 per cento delle operazioni totali di pagamento, in netta diminuzione rispetto al già basso valore del 10 per cento del 2010 (dati Banca d’Italia).
Nonostante la loro ampia diffusione, rispetto alle carte odierne gli assegni avevano grosse inefficienze e scomodità. I rischi di falsificazione erano elevati, la necessaria consegna fisica dell’assegno rendeva obbligatorio l’incontro tra debitore e creditore e i tempi di attesa per incassare le cifre erano molto dilatati. Inoltre, molti assegni bancari potevano essere scoperti, ovvero emessi senza che vi fossero soldi sufficienti sul conto, rendendo quindi complesso ottenere i soldi per il destinatario dell’assegno.
Con la digitalizzazione dei pagamenti moltissimi di questi rischi sono spariti. Tuttavia, l’uso degli assegni è ancora presente in alcune fasce della popolazione e settori commerciali. Molti anziani preferiscono ricorrere agli assegni per le spese più costose avendo poca dimestichezza con il digitale, così come si utilizzano spesso gli assegni per particolari operazioni come gli acquisti di automobili o le offerte iniziali degli immobili. Negli Usa gli assegni, comunque sempre meno diffusi, vengono impiegati soprattutto da aziende e dal governo, le cui emissioni totali hanno rappresentato nel 2015 il 60 per cento della quantità totali di assegni.
Le carte e la rivoluzione
I pagamenti con le carte hanno cominciato a diffondersi a partire dagli anni ’90 di pari passo con l’adozione di strumenti informatici ed elettronici sia nelle banche sia nei negozi. Già nel 2000 all’interno dei paesi dell’area euro le transazioni eseguite tramite carte di credito avevano superato quelle eseguite con assegni. Negli anni seguenti l’espansione delle carte è stata impressionante: i dati sull’area euro raccolti dalla Banca Centrale europeo descrivono il passaggio da 7 miliardi di transizioni nel 2000 a quasi 50 miliardi registrati nel 2020.
I fattori che hanno portato a questa crescita sono diversi. Il primo è legato allo sviluppo tecnologico che aumentando l’affidabilità, la rapidità e la semplicità di questi strumenti li ha resi sempre più diffusi. Allo stesso tempo, ciò ha permesso che anche piccole somme di denaro venissero pagate con le carte, riducendo contemporaneamente quindi l’uso del contante in moltissimi paesi.
All’interno dell’Unione Europea, c’è poi stato un ulteriore elemento che ha favorito la diffusione delle carte e dei pagamenti elettronici. L’adozione del Sepa, il Single Euro Payments Area ovvero il sistema bancario unico per i pagamenti e gli incassi di euro, ha aiutato ad armonizzare i pagamenti senza contante in Europa rimuovendo barriere tecniche, legali e di mercato tra i vari paesi europei, compresi quelli che non utilizzano l’euro come valuta ufficiale. Con Sepa è diminuito notevolmente il tempo di esecuzione dei pagamenti transnazionali, riducendolo progressivamente da 3 o 4 giorni lavorativi fino a 24 ore.
Negli Usa le carte sono molto più diffuse
Anche negli Stati Uniti, dove negli anni ’50 vennero inventate le prime carte di credito, esse hanno avuto una grandissima espansione dagli anni 90 in poi. Ben maggiore di quella europea visto che la penetrazione delle carte, cioè la quantità di carte per ogni abitante, negli Usa nel 2017 era pari a 4,45 mentre nel 2020 nell’Eurozona era inferiore a 2 (1,8). Il diffusissimo ricorso degli americani alle carte, specialmente quelle di credito, è anche dovuto alla struttura della loro economia, che è estremamente dinamica e fa maggior ricorso al credito tanto che il Bureau Of Consumer Financial Protection, l’agenzia federale che si occupata della protezione finanziaria dei consumatori, ha calcolato che nel 2021 il debito totale prodotto dalle carte di credito americane era pari a 825 miliardi di dollari. Un indebitamento di circa 2.500 dollari per cittadino americano.
Infine, anche l’e-commerce ha contribuito alla diffusione delle carte in quanto esse sono il principale metodo di pagamento per fare acquistati online. E l’ulteriore crescita dell’e-commerce attesa nei prossimi anni contribuirà a una aggiuntiva diffusione delle carte. Qualche anno fa l’e-commerce rappresentava meno del 10 per cento delle vendite totali del settore retail negli Stati Uniti. Nel 2021 questa cifra è già salita al 14 per cento e oltre il 58 per cento di questi acquisti avviene tramite carte, seguita alla lontana da bonifici e dai digital wallet.
I nuovi pagamenti
Proprio i digital wallet sono le principali novità nel settore dei pagamenti elettronici. I giovani su questi strumenti sono estremamente esperti e sono anche liberi dalle preoccupazioni su possibili furti di dati o invasioni di privacy rispetto alle persone più adulte. I digital wallet, emessi da società fintech all’avanguardia della tecnologia, sono portafogli elettronici utilizzabili da smartphone. Il loro successo è anche legato al fatto che permettono di trasferire denaro in modo istantaneo tra singoli utenti privati. PayPal, azienda fondata da Elon Musk, è la società occidentale che emette il digital wallet più diffuso e conta oltre 425 milioni di utenti nel mondo. Un esempio concreto: molti giornalisti di guerra in Ucraina pagavano i traduttori e i fixer locali proprio tramite Paypal.
Anche le banche tradizionali hanno attivato i servizi di pagamento elettronici. Molte offrono la possibilità di caricare sullo smartphone le proprie carte, rendendo sufficiente avvicinare il telefono al Pos per fare i pagamenti. La pandemia ha rafforzato lo sviluppo di questa modalità tanto che nel 2020 i pagamenti tramite telefono nei negozi americani sono cresciuti del 29 per cento, secondo la società di consulenza eMarketer.
Nonostante l’innovazione tecnologia vada veloce e già oggi sia possibile pagare con l’orologio, le carte fisiche si confermano lo strumento più usato e la loro estrema diffusione rende complesso immaginare quale soluzione potrà mandarle fuori mercato, come successo agli assegni.
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