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Giovani al lavoro | Come il governo è intervenuto sui contratti di apprendistato e di stage

  • Alberto Chiumento
  • 29 dic 2021
  • Tempo di lettura: 4 min

(Questo articolo è stato pubblicato su Linkiesta il 29 dicembre 2021)



Nella legge di bilancio 2022 trovano spazio anche decisioni a favore delle nuove generazioni. Sono stati confermati alcuni sgravi fiscali e l’impegno dell’esecutivo a modificare le norme che regolano il tirocinio.


Nella legge di bilancio per il 2022 il governo Draghi ha inserito provvedimenti per favorire l’occupazione giovanile, inclusi l’apprendistato e gli stage extracurriculari. Il presidente del Consiglio ha spesso ricordato la centralità dei giovani nel sistema economico italiano, caratterizzato da una scarsa dinamicità anche a causa di una età media lavorativa in aumento.

Nella legge di bilancio si è anche deciso di prolungare per tutto il 2022 le agevolazioni introdotte dal decreto “Sostegni bis” in estate e rivolte ai giovani under-36 per accedere a un mutuo.


Il governo ha confermato il contratto di apprendistato di primo livello, prorogando per il 2022 la possibilità per il datore di lavoro di ottenere uno sgravio contributivo del 100% nei primi tre anni del contratto. Questo è valido solo per le imprese con un massimo di nove dipendenti, estremamente diffuse nel sistema industriale italiano.


Mentre per lo stage (o tirocinio) extracurricolare il governo non ha deciso ancora nulla, ma si è impegnato a definire nuove linee guida entro i prossimi 6 mesi. Diversamente da quello curricolare, che è rivolto esclusivamente a giovani che non hanno ancora completato il ciclo di studi, lo stage extracurricolare è attivabile fino a 12 mesi dal completamento degli studi ed è spesso uno dei principali modi, anche se estremamente controverso, per molti giovani laureati di avere una prima esperienza nel mondo del lavoro.


Apprendistato «La finalità della scelta del governo è condivisibile perché conferma la tendenza in corso da qualche anno a mantenere la spinta sull’apprendistato, ma anche perché così unisce la formazione a una esperienza formativa all’interno dello stesso contratto di lavoro. Il problema è che l’apprendistato di primo livello è poco diffuso», spiega Lorenzo Giasanti, professore associato di diritto del lavoro all’Università Bicocca di Milano.


I dati del “XIX Rapporto di monitoraggio dello sviluppo dell’occupazione e della formazione in apprendistato”, pubblicato a ottobre 2021 dall’Inapp, confermano questo fatto: solo il 2,5% dei contratti di apprendistato è di primo livello su un totale di 430mila unità (dati 2018, i più recenti).

La maggior parte degli apprendistati, il 97,5%, è di secondo tipo in cui però la componente formativa esterna all’azienda è estremamente minore. Per questo è anche chiamato apprendistato professionalizzante. Solo l’apprendistato di primo e di terzo livello (che è ancora meno diffuso) permettono di frequentare un corso di formazione per ottenere un diploma o una qualifica professionale mentre si è assunti come apprendisti.


Nel 2017 è stata cancellata la possibilità di assumere con l’esonero contributo come avevano fissato le Leggi di Stabilità del 2015 e del 2016, e da allora i contratti di apprendistato offrono per le aziende le condizioni migliori per assumere personale. Condizione già conveniente prima dello sgravio integrale: «Normalmente l’apprendistato ha sempre avuto una contribuzione molto bassa. Pagare solo il 10 % di contributi è stata la normalità per molti. Il 100% che ora il governo conferma non è in realtà una grossa variazione», dice il professor Giasanti.


Stage Oltre all’apprendistato il governo si è occupato anche dello stage. Nonostante ci siano ancora sei mesi per indicare nuove linee guida, alcune indicazioni sono già disponibili. Varie testate, tra cui il Sole 24 Ore, riportano che i futuri criteri saranno maggiormente stringenti. La platea tra cui individuare i candidati diminuirà poiché gli stage extracurricolari saranno solo «a favore dei soggetti con difficoltà di inclusione sociale».


Inoltre, dovrà essere indicata una durata temporale e una «congrua indennità di partecipazione». La quantità di stage attivabili sarà definita in base alla dimensione aziendale e sarà vincolata all’assunzione di una certa quantità di tirocinanti. Si prevede che il mancato rispetto delle norme possa produrre sanzioni fino a 6mila euro.

Il professor Giasanti sottolinea che «lo stage non è un contratto di lavoro, quindi il lavoratore è penalizzato sul piano giuridico. Rappresenta un’occasione formativa sul posto di lavoro, ma spesso capita che se ne abusi».


I numeri mostrano la forte diffusione degli stage extracurriculari: nel 2017 i tirocini avviati sono stati 355mila, in aumento di 132mila unità rispetto al valore del 2014, secondo i dati forniti a maggio 2021 da Anpal nel “Secondo rapporto di monitoraggio nazionale in materia di tirocini extracurriculari”. Un utilizzo così ampio ha spinto il governo ha intervenire e nel 2017 sono state definite nuove linee guida per migliorarne la qualità e contrastare l’uso incongruo.

Alcune regioni però hanno adottato queste norme solo nel 2019, con la Puglia che ha scelto di mantenere la disciplina del 2013. La difficoltà nel riformare lo stage è infatti dovuta a motivi di competenza giuridica tra Stato e regioni.


«Attualmente, le modifiche normative sullo stage sono di competenza esclusiva delle regioni. Nonostante ci siano delle linee guida statali spetta alle regioni legiferare e questo produce approcci molti diversi a seconda delle zone. Resta però un punto, lo stage non è un contratto e quindi toglie al lavoratore molte tutele che il contratto di apprendistato garantisce, pur essendo quest’ultimo un contratto di ingresso al mondo del lavoro», conclude il professor Lorenzo Giasanti.


Gli interventi per facilitare i giovani lavoratori sono parte dell’ampia legge di bilancio 2022, il cui percorso parlamentare si completerà dopo Natale. Le risorse utilizzate in deficit sono circa 23 miliardi di euro, con cui sarà possibile ridurre di 8 milioni la pressione fiscale nel prossimo anno. Per contenere gli aumenti del prezzo di luce e gas previsti nel primo trimestre del prossimo anno sono anche stati stanziati 3,8 miliardi.



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