L'Unione fa il debito
- Alberto Chiumento
- 3 mag 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 31 lug 2021
(Questo articolo è stato pubblicato su tag43.it il 1 maggio 2021)

In soli 12 mesi i Paesi membri hanno superato le divergenze politiche e trovato un accordo per finanziare il pacchetto di aiuti NextGenerationEu. Ecco come funziona.
Nelle ultime settimane la Commissione europea ha completato la strategia che intende seguire per raccogliere sui mercati finanziari il denaro necessario a sostenere NextGenerationEu, il principale strumento che i governi nazionali e le istituzioni europee hanno scelto di creare per favorire la ripresa economica negli Stati membri in seguito alla crisi pandemica.
L’Italia riceverà 191,5 miliardi
L’ambizioso piano prevede che la Commissione europea, sfruttando la fiducia finanziaria di cui gode, ottenga sui mercati risorse per 800 miliardi di euro (a prezzi correnti) a un costo ridotto rispetto a quello che avrebbero ottenuto molti Stati muovendosi singolarmente. È la prima volta che le nazioni dell’Unione europea si sono accordate per emettere strumenti di debito comune di questa portata allo scopo di aiutare i Paesi più in difficoltà. Le risorse verranno poi spartite tra le varie nazioni: l’Italia, per esempio, sarà uno dei maggiori beneficiari e riceverà 191,5 miliardi (di cui 68,9 sussidi a fondo perduto). La restituzione ai mercati di queste cifre inizierà nel 2028 e durerà fino al 2058. Nonostante questi lunghi orizzonti temporali, Johannes Hahn, commissario europeo al Bilancio, si è mostrato fiducioso presentando la strategia di finanziamento: “Il messaggio è chiaro: non appena la Commissione sarà stata giuridicamente autorizzata a contrarre prestiti, noi saremo pronti a partire!”.
I tempi della Commissione Ue per l’approvazione dei piani
La data più importante per gli Stati membri era il 30 aprile, termine entro il quale la Commissione attende i Piani di Ripresa nazionali, ovvero i progetti con cui i vari Paesi intendono utilizzare le risorse trasmesse dalla Commissione. Il Portogallo è stato il primo a presentare il proprio documento il 22 aprile, Francia e Germania lo hanno fatto il 28 aprile, mentre l’Italia ha atteso il 30 aprile, dopo l’ok del Consiglio dei ministri al Pnrr. In realtà, la data non era tassativa per l’approvazione generale del piano, ma vincolante per ricevere una parte delle risorse (13 per cento) come prefinanziamento. Dal quella data, la Commissione avrà 60 giorni per valutare ogni piano e, poi, il Consiglio d’Europa ne avrà altri 30 giorni per fare un secondo controllo. Solo alla fine di questo processo, previsto a luglio, la Commissione potrà concretamente rivolgersi ai mercati per cominciare a ottenere i 725 miliardi di euro con cui finanziare il Piano di Ripresa (Recovery and Resilience Facility), il principale strumento all’interno del NextGenerationEu. Il Piano trasferirà le risorse agli Stati sotto forma di prestiti (386 miliardi) e di sussidi (338 miliardi). Questi ultimi saranno ripagati da risorse proprie dell’Unione mentre i prestiti saranno restituiti direttamente dagli Stati.
Bruxelles si servirà di Eu-Bond ed Eu-Bill
La strategia prevede di raccogliere denaro al ritmo di 150 miliardi di euro l’anno, nel periodo 2021-2026, rendendo la Commissione uno dei principali soggetti a emettere debito denominato in euro. Per ottimizzare l’operazione, l’istituzione guidata da Ursula Von der Leyen ha deciso di utilizzare differenti strumenti finanziari: gli Eu-Bond copriranno quasi tutto l’arco temporale dai 3 ai 30 anni, mentre gli Eu-Bill garantiranno risorse per periodi più breve, avendo scadenze tra i tre mesi e l’anno. Il 30 per cento dei bond saranno emessi come titoli green al fine di favorire progetti rivolti all’ambiente e promuovere il settore della finanza sostenibile in Europa.
Sul tavolo la Digital tax e l’imposta sulle transizioni finanziarie
Per la vendita di queste obbligazioni, la Commissione utilizzerà due modalità differenti al fine di allargare la base degli investitori e attrarre i fondi necessari. Le aste le permetteranno di cedere i propri titoli a un gruppo di istituzioni finanziarie, in base alle offerte che faranno su una piattaforma telematica, come avviene solitamente per i titoli di Stato. Nelle emissioni syndacations, invece, un consorzio di banche faciliteranno la collocazione dei titoli tra gli investitori. Come collaterale di queste somme le istituzioni europee hanno deciso di usare a garanzia parte delle risorse del bilancio e il cosiddetto headroom, ovvero la differenza tra la spesa effettiva dell’Unione e la quantità massima di denaro che può essere chiesta a ciascuno Stato. Proprio per aumentare questo tesoretto, il tetto massimo di risorse che la Commissione può esigere da ogni nazione è stato aumentato a 1,4 per cento del Prodotto nazionale europeo con l’aggiunta di un ulteriore 0,6 per cento, a carattere temporaneo.
Allo stesso tempo per aumentare le risorse del bilancio europeo, destinate a ripagare la parte di sussidi, la Commissione sta pensando all’aggiunta di alcune tasse di carattere europeo come la digital taxe un’imposta sulle transazioni finanziarie. Il programma di finanziamento prevede infine una “aperta e trasparente comunicazione con i partecipanti al mercato”. Per fare questo la Commissione ha previsto a due momenti: una decisione annuale per determinare la quantità massima di denaro da prendere a prestito sui mercati nei 12 mesi successivi. La prima di queste è attesa per luglio 2021; e una pubblicazione a frequenza semestrale, in cui si indicano le risorse dettagliatamente, gli strumenti da usare e le date in cui si terranno le emissioni. In soli 12 mesi le istituzioni europee, nonostante le polemiche e le idee politiche opposte tra i vari governi, sono riuscite ad accordarsi su un argomento divisivo come l’emissione di debito comune e hanno preparato una strategia che renderà la Commissione europea uno dei più importanti attori finanziari nei prossimi cinque anni.
コメント