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Per Vittozzi nulla è compromesso, serve solo pazienza

  • Alberto Chiumento
  • 1 gen 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 16 mar 2020


Per Lisa Vittozzi la tavola sembrava apparecchiata dopo l’epilogo della scorsa stagione ad Oslo. Uno sfortunato weekend con bassissime percentuali al tiro l’aveva messo fuori dai giochi per la Coppa del Mondo di biathlon, trofeo che si è comunque vestito d’azzurro perché a conquistarlo, in questo duello tutto italiano, è stata Dorethea Wierer.


Quest’ultima, punta d’eccellenza del nostro biathlon, ha dovuto difendersi specialmente nella seconda parte di stagione dell’agguerrita concorrenza della compagna di squadra Vittozzi, che ha dimostrato di aver completato un rapido periodo di crescita che in sole cinque stagioni le ha permesso di passare dalla 64esima alla seconda posizione generale.


Proprio la 24enne sappadina sembrava la favorita – anche presso sondaggi e bookmakers – per la vittoria della Coppa del Mondo 2019/2020 e gli elementi a suo favore erano molti. La voglia di riscattare la grande delusione per la vittoria sfumata nell’ultima tappa in uno sciagurato weekend al poligono, il desiderio di completare un percorso di maturazione che l’ha vista migliorare incessantemente anno dopo anno e la solidità mostrata al poligono, specialmente nelle serie in piedi, indicavano Vittozzi come la testimone naturale di Wierer per la sfera di cristallo.

Inoltre, in casa Italia, vi erano alcuni punti interrogativi su Dorothea. Si pensava potesse incappare nell’appagamento per la fresca vittoria della generale e che potesse saltare qualche appuntamento di Coppa per prepararsi al meglio ai Mondiali di questa stagione che saranno proprio ad Anterselva, salotto di casa Wierer.


Eppure la magia che aveva accompagnato Vittozzi la scorsa stagione sembra essere svanita. Dopo il convincente esordio, sul piano individuale e di squadra nella staffetta mista, basse percentuali al tiro e difficoltà sugli sci hanno caratterizzato le sue prove e sono arrivati infelici risultati per un’atleta che aveva abituato il suo fan club a ben altri piazzamenti.

Il tifo italiano, ancora ristretto ma in grande crescita, ha incominciato a storcere il naso - immemori dei magrissimi risultati del passato – e a domandarsi se Lisa Vittozzi fosse una biathleta da posizioni di vertice.

E’ sufficiente, quindi, un inizio di stagione traballante per appicciare al nome di un’atleta l’etichetta di meteora?


Sarebbe prudente e corretto guardare, come spesso fanno i tecnici, alla figura generale e non al particolare.

Dopo i buoni ma effimeri risultati prestagionali e un ottima prima gara, qualcosa si è inceppato. Nelle tre tappe di Coppa del Mondo disputate fino ad ora non sono arrivati buoni risultati per Vittozzi, mai nelle prime dieci posizioni tranne in una circostanza, il nono posto nell’individuale di Ostersund. Questi piazzamenti sono figli di una condizione fisica non ancora ottimale e di percentuali al tiro sopra al par.


Specialmente la precisione nel poligono in piedi è venuta meno: proprio la caratteristica principale di Vittozzi non ha ancora raggiunto il livello di solidità mostrato lo scorso anno, quando sparava in piedi con il 91%. In questo inizio di stagione la percentuale è scesa al 81%. Ma come si direbbe in statistica “il campione analizzato non è rappresentativo”, ovvero la stagione è appena cominciata ed è troppo presto per fare conti.

Inoltre sono alle porte le tappe tedesche, Oberhof e Ruhpolding, dove lo scorso anno Lisa ha ottenuto il primo sigillo in carriera, dando origine alla grande serie di risultati che è terminata ad Oslo.


E’ bene tenere a mente che il Biathlon è uno sport fatto di strisce, periodi in cui un singolo atleta può alternare momenti negativi al poligono a momenti più positivi. Il caso di Tiril Eckhoff in questo senso è emblematico: atleta esperta e navigata, ha sempre unito convincenti prestazioni sugli sci ad un rapporto teso con il poligono, ma nelle ultime due tappe sembra aver trovato il feeling giusto anche con il tiro. Il 91% al tiro delle ultime due settimane le ha permesso di inanellare 4 vittorie consecutive e ha riscattato le basse percentuali delle ultime due stagioni, 76% e 75%.


Nel mondo sportivo professionista tutti sanno che confermarsi è più difficile che vincere, specialmente nel biathlon, dove la componente nervosa è cruciale ed ogni errore al poligono è un piccolo tarlo che mina le convinzioni mentali di ciascun atleta.

La cavalcata di Vittozzi lo scorso anno, da gennaio in poi, è stata esaltante e ha fatto appassionare nuove persone a questa disciplina, ma c’è bisogno di pazienza ed esperienza per rimanere ai vertici di questo sport.

E’ estremamente complicato vincere la Coppa del Mondo alla prima occasione, anche Wierer ha impiegato diversi anni per ottenere questo storico risultato. In fondo le vittorie si costruiscono con l’allenamento e il duro lavoro, ma momenti di flessione e passaggi a vuoto permettono ad un’atleta di crescere e migliorarsi ulteriormente.  


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