Una ratatouille pericolosa
- Alberto Chiumento
- 26 set 2018
- Tempo di lettura: 2 min
La politica è il regno delle dichiarazioni. Spesso caute, altre volte spregiudicate ed in qualche caso sbagliate. Su asserzioni scivolose sono incappati in modo plateale molti politici e di questo club, nemmeno troppo esclusivo, fa parte anche Luigi Di Maio. Per sua fortuna, però, parte dell’elettorato che lo appoggia non si accorgerà di ciò.
La frase che ha consegnato il biglietto di ingresso nel bramato circolo di amministratori erranti riguarda un confine molto labile, quello tra diritto ed economia. Queste sono materie complesse ed ampie, che spesso si legano in modo indissolubile ma in alcune occasioni stabiliscono tra loro un rapporto gerarchico chiaro, che non permette di mischiarle.
L’esponente di punta del Movimento 5 Stelle ha suggerito di comportarsi come la Francia poiché “siamo un paese sovrano proprio come” loro e quindi è possibile eseguire le stesse politiche. Il riferimento era al taglio delle tasse che il governo di Macron ha deciso di fare, che permetterà al popolo francese di risparmiare 25 miliardi di Euro nel 2019, ma che costerà allo Stato un aumento del deficit, dal 2.6% al 2.8%, in rapporto al Pil.
Un’affermazione che richiama a imitare la condotta dei cugini suona un po’ stonata, ricordando le recenti polemiche del governo gialloverde nei confronti del paese transalpino circa il comportamento della sua gendarmeria doganale o riguardo la questione dell’apertura porti alle navi ONG.
Il messaggio, pubblicato tramite tweet, stride molto con la situazione attuale dei due paesi. Infatti, Italia e Francia possiedono certamente il diritto di eseguire politiche simili, se non addirittura uguali, ma è nelle corde dell’economia italiana permettere al paese di comportarsi come i francesi ?
Il Pil francese cresce ad un ritmo maggiore di quello italiano e anche il debito pubblico – nonostante sia aumentato nell’ultimo decennio - è nettamente migliore per il paese oltralpe (96% conto 132%). La situazione finanziaria è quindi ben diversa, ma è soprattutto il contesto demografico ad apparire opposto. L’Italia presenta la popolazione più longeva d’Europa, continua a registrare tassi di nascita bassi con conseguenti difficoltà per il sistema pensionistico nazionale.
La Francia, invece, ha storicamente una popolazione molto giovane, che le fa guardare il futuro con positivo ottimismo, rafforzato da politiche di sostegno alle famiglie non indifferenti.
Dunque da un punto di vista del diritto i due paesi divisi dal Monte Bianco hanno le medesime opportunità all’interno dei confini europei, ma lo stesso non si può dire in ambito economico.
Confondere la provenienza di un dittatore sudamericano, anche se storicamente molto discusso, è un lapsus che può succedere o almeno permette a Di Maio di ottenere il beneficio del dubbio, poiché non deve essere semplice essere costantemente sotto l’attenzione mediatica. Ma unire, fino ad arrivare a mescolare assieme, diritto ed economia in modo così superficiale e approssimativo è un errore che non può essere perdonato, specialmente al capo del ministero dello sviluppo economico.

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