Aspettando l'euro virtuale
- Alberto Chiumento
- 29 set 2020
- Tempo di lettura: 4 min
(Questo articolo è stato pubblicato su lavoce.info il 29 settembre 2020)

La dimensione digitale del denaro ha sviluppato un vasto mercato privato dei pagamenti elettronici, che attira anche le banche centrali. Ma per la BCE la prudenza è massima.
L’attenzione per la tecnologia
Un recente studio del Bank for International Settlements ha mostrato che oltre 50 banche centrali stanno esaminando la possibilità di introdurre una propria moneta digitale. Le central bank digital currency (cbdc) sono designate per essere equivalenti alle banconote nazionali e sono soggette alle medesime garanzie governative. In aggiunta alla moneta fisica, le banche centrali possono emettere la cbdc come rappresentanza digitale della valuta legale nel paese.
Nel mondo bancario e finanziario le innovazioni tecnologiche hanno un ruolo fondamentale e gli operatori guardano con molto interesse alle nuove soluzioni che la rete, i computer e le applicazioni offrono. Da ormai un decennio, la tecnologia che più ha sedotto il settore fintech è la blockchain: uno strumento per validare, rendere sicure ed immodificabili molte operazioni. Essa ha portato alla nascita di moltissime criptovalute, tra cui i Bitcoin sono la più nota.
La diffidenza che accompagna le criptovalute, a causa della loro alta volatilità, ha portato alla creazione delle stablecoin. Si tratta di un fenomeno ancora in fase di sviluppo, e sono criptovalute che cercano di fissare il loro valore di mercato ad una valuta o ad un bene, spesso l’oro, così da evitare ampie fluttuazioni, tipiche delle criptovalute classiche. L’esempio più noto è Libra, la moneta virtuale che Facebook sta ultimando, basata su un paniere di valute che ne assicurano il valore.
Tra concorrenza e cautela
Seppur convinte dell’affidabilità della blockchain, le banche centrali hanno presto bocciato le criptovalute non ritenendole sufficientemente sicure. Ma la convenienza in termini di costi e tempo, oltre che una maggiore inclusione finanziaria, rende le banche centrali sempre più attente alle cbdc. Questo processo è stato accelerato dalla concorrenza col settore privato: diverse società, come Tencent in Cina e PayPal o Apple Pay in occidente, occupano già un’ampia quota del mercato dei pagamenti elettronici.
La BCE è molto impegnata su questo aspetto ed in Europa una valuta digitale in realtà esiste già, poiché le operazioni di mercato aperto che la BCE svolge – come strumento di politica monetaria - con le maggiori banche nazionali avvengono in modo digitale; il vero grande cambiamento con la cbdc sarebbe la possibilità di accesso alla moneta digitale per ogni singolo cittadino.
In un’economia sempre più connessa e digitale, l’utilizzo di una cbdc permetterebbe a una banca centrale di soddisfare le richieste dei consumatori, di confrontarsi sul mercato con le società private e aumentare l’influenza politica. La moneta virtuale, infatti, è anche un espediente di potere negli affari esteri. La Cina prevede di lanciare la sua cbdc entro fine anno e recentemente il bacino di utenza del progetto pilota ha raggiunto i 400 milioni di persone: lo yuan digitale potrebbe diventare un rilevante sistema di pagamento e scambio di denaro elettronico transnazionale, usato dalla Cina come strumento per attaccare la centralità del dollaro.
Nonostante osservi da vicino lo sviluppo di una cbdc, la BCE ritiene che sia ancora prematuro progettare la creazione di una moneta europea digitale. La principale preoccupazione di Francoforte riguarda gli effetti che l’euro virtuale produrrebbe sull’implementazione e la trasmissione della politica monetaria, sulla stabilità dei prezzi, del sistema finanziario e quello dei pagamenti.
Inoltre, la BCE teme di interferire nel mercato dei servizi di intermediazione bancaria. Un conto deposito presso una qualsiasi banca commerciale rischia di diventare meno vantaggioso se un cittadino per ottenere la cbdc dovesse aprire un conto, pressochè risk-free, presso la BCE. In più la banca centrale si troverebbe nella posizione di poter erogare prestiti e altri servizi ma sarebbe obbligata ad eseguire controlli sulla provenienza del denaro e a rispettare gli obblighi di compliance di una normale banca, il cui volume non sarebbe però sostenibile.
Attualmente vi sono presso la BCE circa 10.000 conti deposito, che diventerebbero centinaia di milioni se i cittadini europei dovessero accedere alla cbdc in tal modo. Questo processo comprimerebbe eccessivamente il potere nelle mani della BCE, che dal canto suo riconosce la necessità di decentrare le azioni di mercato per una maggiore efficienza allocativa.
Coinvolgere le varie banche nazionali sarà quindi necessario per la BCE, che ha ricordato in molte occasioni la propria neutralità tecnologica: l’introduzione della cbdc avverrà solo quando vi saranno benefici per un ampio pubblico, quando le implicazioni legali saranno definite ed il suo uso potrà verificarsi in modo facile, sicuro e rapido.
Le banconote come rifugio
Sebbene in alcuni stati e grandi città i pagamenti elettronici siano largamente frequenti, uno studio della BCE ha notato che il 76% delle transazioni nell’area euro è eseguita con il contante e ciò equivale a più della metà del valore totale dei pagamenti. Anche la pandemia non ha modificato questo trend: benché per la paura del contagio siano stati incoraggiati i pagamenti elettronici, la domanda di banconote è aumentato a causa dell’incertezza. A metà marzo quando è stata dichiarata ufficialmente la pandemia dall’OMS, l’aumento settimanale del valoredelle banconote in circolazione ha quasi raggiunto il record di 19 miliardi come durante la crisi del 2008.
Questi dati mostrano come non ci sia ancora un desiderio generalmente condiviso per l’uso di una moneta virtuale in Europa. Tuttavia, MasterCard ha appena lanciato una piattaforma virtuale per testare le cbdc rivolta alle banche centrali, che avranno – secondo quanto affermato dalla stessa organizzazione - la possibilità di “simulare emissioni, distribuzione e scambio di valute digitale con istituti di credito, fornitori di servizi finanziari e consumatori” in attesa di capire se l’appetito per una risorsa monetaria virtuale si trasformerà in una domanda concreta.
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