DIGITALEURO
- Alberto Chiumento
- 30 mag 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 9 giu 2022
Bce e Fed studiano le loro valute digitali: stabili e garantite
(questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio sul Corriere della Sera, sezione LogIn)
La digitalizzazione in ambito finanziario spinge le banche centrali occidentali alla creazione di una propria valuta digitale. La presidente della Bce, Christine Lagarde, l’ha ribadito di recente: «Le criptomonete non valgono nulla, con l’euro digitale sarà tutto diverso, vedrete».
Mentre in Cina già 140 milioni di persone hanno usato lo yuan digitale in vari progetti pilota, Stati Uniti e Unione Europea stanno ancora studiando. A marzo, il presidente americano Joe Biden ha firmato un ordine esecutivo per spingere le agenzie governative ad analizzare i rischi e i benefici del dollaro digitale. Lo scorso luglio, la Bce ha avviato la fase investigativa di 24 mesi. Queste valute, dette dagli esperti Central bank digital currency (Cbdc), sono denaro equivalente alle banconote ma emesso in forma digitale, tenuto in portafogli elettronici e scambiabile tramite applicazione sul telefono.
Le cbdc sono diverse dalle criptovalute perché sono emesse (e garantite) dalla banca centrale di riferimento e sono utilizzabili come metodo di pagamento. Le criptovalute, invece, sono decentralizzate, non sono comunemente accettate per pagare e soprattutto hanno un valore estremante volatile.
Chiamate anche cbdc, sono valute equivalenti a quelle tradizionali ma emesse in forma digitale dalle banche centrali, che fanno anche da garanti. Vengono tenute in portafogli elettronici e sono scambiabili tramite app. La Cina ha già presentato la sua.
Per molti cittadini l’uso dell’euro digitale non sarebbe un grosso cambiamento perché già abituati a pagare con modalità digitali come le carte, i telefoni e gli orologi. Ciò che cambia è il sistema alla base: il denaro, infatti, sarebbe usato tramite un conto aperto direttamente presso la banca centrale, e non presso la filiale di una banca commerciale come avviene ora. Questo potrebbe rendere la politica monetaria molto più rapida: eventuali stimoli economici arriverebbero ai cittadini senza passare dai bilanci delle banche.
Allo stesso tempo però le banche centrali non avrebbero le capacità di gestire i depositi di tutti i cittadini. E, soprattutto, si potrebbe generare instabilità nel settore bancario perché il servizio di intermediazione delle banche commerciali perderebbe importanza, e quindi redditività, per via del rapporto diretto tra banca centrale e utente. Per risolvere questo, si stanno studiando modalità di valute digitali intermediate, ossia emesse dalla banca centrale ma gestite tramite conti in banche commerciali. Jerome Powell, presidente della Federal Reserve (Fed), ha assicurato che questa caratteristica non potrà mancare per l’eventuale dollaro digitale.
Oltre a un upgrade tecnologico, i vantaggi che, secondo i sostenitori, offrirebbero le valute digitali sono diversi. L’idea è di aumentare l’inclusione finanziaria e di facilitare lo scambio di denaro tra privati, rendendolo rapido e meno costoso. Il rischio di fallimento bancario, associato a un conto, diminuirebbe perché legato alla banca centrale. Lo Stato, inoltre, difenderebbe il ruolo della moneta pubblica dalla crescita delle piattaforme di criptovalute e anche dai tentativi delle società private di creare una propria valuta.
Questi argomenti, tuttavia, almeno per ora non trovano tutti d’accordo: nel Regno Unito, il comitato Affari economici della Camera dei Lord ha dichiarato che «i rischi superano i vantaggi», stoppando il percorso della sterlina digitale.
Le banche centrali sono consapevoli anche dei punti deboli delle valute digitali. A partire dal rischio della disintermediazione. Anche la privacy è un tema perché i pagamenti sarebbero tracciati, permettendo allo Stato di sapere come i cittadini spendono i loro soldi. Un punto certamente da valutare, ma non diverso da ora, visto che carte e app rendono già tracciabili i pagamenti.
Mentre l’Occidente valuta cautamente ogni passo, alcune nazioni vanno più veloci. I primi Paesi a ufficializzare una valuta digitale sono stati Bahamas (Sand Dollar), Nigeria (E-Naira) e alcuni Paesi caraibici, che condividono il DCash. La Cina ha presentato al mondo lo yuan digitale alle Olimpiadi invernali di Pechino, dove era disponibile anche agli stranieri grazie a specifici bancomat. Anche in India, un paese ancora molto dipendente dal contante, sarà disponibile la rupia digitale nel corso dell’anno fiscale incominciato il primo aprile. Molte proteste ci sono state invece a El Salvador, l’unico Paese che ha scelto il bitcoin come moneta legale invece delle valute digitali.

Comments